venerdì 30 novembre 2007

Inchiniamoci d'innanzi alla Cina


Questo a quanto pare è il nuovo motto della Pirelli, che dopo aver aperto un nuovo stabilimento in Cina di 70mila mq per la produzione di pneumatici con più di 1000 dipendenti a carico, ha pure dedicato il nuovo calendario 2008 alle bellezze asiatiche.
Della serie: 'Io non lecco il culo a nessuno'.
Ma la cosa che mi fa più incazzare sono le zizze scomparse!
Da uomo che sono lasciatemelo dire, dove sono finite le belle procaci tettone di una volta?
Era molto meglio la settantaduenne Loren che il nuovo calendario, ve lo assicuro.

giovedì 29 novembre 2007

L’esplosione di un cellulare uccide un uomo in Corea


Un uomo coreano è stato, a quanto pare, ucciso dal suo cellulare LG ieri. Portava il telefono nel taschino sinistro della sua camicia quando è esploso, perforandogli il cuore e i polmoni. E’ successo nella provincia di Chungcheong Nord in Corea mentre l’uomo lavorava in un cantiere edile. E’ stato trovato morto da un suo collega.
“Mentre risalivo la collina di roccia per posizionare la dinamite, ho trovato un uomo disteso accanto a una pala elettronica” ha raccontato il collega. “Stava già sanguinando dal naso. Aveva un cellulare con la batteria fusa nella tasca sinistra della camicia che aveva della fuliggine con la forma del cellulare“.
L’esplosione è stata forte abbastanza da rompergli la spina dorsale e alcune costole. Non è la prima volta che sentiamo che un cellulare esplode. Anche se incidenti come questo sono improbabili, terremo i nostri cellulari a distanza di sicurezza per un po’, non si sa mai.

From: Gizmondo

Doveva uccidere Berlusconi ma il killer scappa con la ricompensa in francia



Trescore Balneario (Bergamo) - «A mio fratello era stato commissionato l'omicidio di Silvio Berlusconi». Una rivelazione del tutto inedita, senza dubbio sensazionale e sconvolgente. Le parole sono quelle di Emiliano Facchinetti, scultore di Trescore, che porta alla luce del sole questa vicenda, ancora sconosciuta alla cronaca italiana, attraverso le pagine del suo libro Mio fratello più grande. Un racconto che nei prossimi giorni uscirà nelle edicole e nelle librerie di Bergamo e provincia. In poco più di trecento pagine è racchiusa «la vera storia del bandito bergamasco che doveva uccidere Berlusconi», come recita il sottotitolo del volume edito da Leonardo Facco.

FUGA - Secondo il racconto di Emiliano, i fatti risalgono all'estate del 1987, quando Pierluigi Facchinetti, rapinatore evaso da un carcere di massima sicurezza e ricercato dalle forze dell'ordine di mezza Europa, entrò in contatto con un'organizzazione criminale con sede nel sud della Francia. I transalpini commissionarono alla banda Facchinetti il rapimento e l'omicidio di quello che all'epoca era "solo" un imprenditore in ascesa. «Ma loro non erano degli assassini - spiega Emiliano - e così si accordarono per rapirlo e consegnarlo vivo. Dal miliardo inizialmente offerto, però, l'organizzazione scese a settecento milioni di lire». Trecentocinquanta anticipati e altrettanti al momento della consegna. «E loro, che non erano assassini, ma dei furbi rapinatori, scapparono con i soldi. Ma l'organizzazione aveva consegnato i soldi in anticipo solo perché conosceva ogni loro movimento. E così riuscirono a beccarli e a farsi ridare il denaro, costringendoli a fuggire da quelle zone. Ma probabilmente quell'organizzazione aveva agganci molto in alto…».

PROVE - La storia, raccontata ai giorni nostri, è di quelle che lasciano con occhi e bocca spalancati. Ma come la mettiamo con il rischio bufala? Ci sono prove che la confermano? «Prove certe no - continua l'autore -, ma parecchi indizi. Come ad esempio un'agendina sequestrata a uno dei componenti della banda. Ecco, questi sono i verbali della polizia francese». Emiliano mostra un verbale in cui si fa riferimento a un'agenda in cui erano riportati dei codici segreti, che la banda Facchinetti usava per comunicare. Numeri associati a lettere, che compongono proprio il nome di Berlusconi, usato dai gendarmi per decifrare i messaggi. «La storia dell'omicidio mi era stata raccontata da mio fratello e dai suoi compagni (ora tutti morti, ndr). Perché inventarsi tutto? Non avrebbe avuto senso. All'epoca Berlusconi non era famoso come adesso: io non sapevo nemmeno chi fosse, quindi non mi ero interessato molto a quella storia». Già, nel 1987 Berlusconi aveva appena completato il tris Canale 5, Italia 1 e Rete 4, ma era ancora lontano dal suo ingresso in politica e non godeva certo della fama attuale tra la gente comune. Un anno prima, però, aveva fondato La Cinq, canale della tv francese che sparì nel 1992.

ANACRONISMI - Ora colui che era nel mirino di quell'operazione è diventato uno degli uomini più potenti dal punto di vista politico, economico e mediatico in Italia «e infatti - spiega Emiliano - soltanto negli anni seguenti mi sono reso conto dell'entità di quella vicenda». Ma se davvero tutti i settecento milioni fossero entrati nelle tasche della banda Facchinetti come contropartita per la perfetta riuscita dell'operazione? «Questo me lo chiedo spesso anch'io. Perché sicuramente la storia del nostro Paese avrebbe preso una piega diversa». Quindi, in un certo senso, Berlusconi deve ringraziare Gigi e il suo rifiuto di compiere quel gesto? «Be', se è ancora qui è anche grazie a lui. E a quelli là, che evidentemente poi hanno cambiato idea».

Articolo tratto da: www.ilnuovogiornaledibergamo.it

sabato 24 novembre 2007

Camillot Ammazzadraghi e il prurito della regina



Camillot Ammazzadraghi era un cavaliere di Re Artù e aveva una particolare ossessione per le bellissime tette di Ginevra, ben sapendo che se le avesse toccate sarebbe stato messo a morte.
Un giorno Camillot rivelò il suo desiderio segreto a Mago Merlino che ebbe una soluzione per soddisfare il suo lussurioso desiderio, ma gli disse che gli sarebbe costato 1000 monete d'oro.

Cammillot accettò senza esitazione!
Il giorno dopo, mago Merlino preparò un sacchetto di polvere urticante e ne mise un po' nel reggiseno della regina Ginevra mentre lei stava facendo il bagno.

Non appena la regina si rivestì iniziò a sentir prudere sempre di più!
Re Artù allora convocò il Mago Merlino per chiedergli un rimedio e questi rispose che solo una speciale saliva applicata per 4 ore poteva curare questo terribile prurito e i test svolti dal Mago rivelavano che solo la saliva di Camillot Ammazzadraghi avrebbe funzionato.

Il Re chiamò subito Camillot, che si era appena messo in bocca l'antidoto alla polvere urticante...
E così Camillot Ammazzadraghi leccò per ore le tette che aveva sempre sognato e venne pure festeggiato dalla corte come un eroe!

Prima di tornare alle proprie stanze Camillot venne fermato da Merlino che gli ricordò il debito di 1000 monete d'oro.
Camillot, ormai soddisfatto, si rifiutò di pagare, perché tanto il Mago non avrebbe potuto confessare in quanto complice del suo inganno.

Il giorno dopo il mago Merlino mise la polvere urticante
nelle mutande del Re.

giovedì 15 novembre 2007

Chi l'ha detto che i suopereroi sono un esempio di sola violenza?



Ha visto fumo e fiamme uscire dalla casa dei vicini e non ci ha pensato un attimo. Ha indossato il costume da Uomo Ragno che ha ricevuto al suo ultimo compleanno, il quinto, e si è precipitato all'interno dell'abitazione che stava bruciando, dove si trovavano una bambina di un anno e la nonna.

DOMENICA DA EROE - Protagonista di un sabato da eroe dei fumetti in una cittadina dello stato brasiliano di Santa Catarina, Riquelme Wesley dos Santos, un bambino di cinque anni che ha ricevuto il nome in omaggio al fuoriclasse argentino ex Boca Juniors, ora tra gli spagnoli del Villarreal. Quando ha visto la casa dei vicini bruciare il piccolo non ha avuti dubbi: era il momento di intervenire. Così ha raggiunto l'abitazione, dove l'anziana donna era già svenuta e la piccola era ormai minacciata dalle fiamme. Riquelme ha tratto in salvo la neonata, mentre alcuni giovani salvavano la nonna.


«NON HO AVUTO PAURA» - «Non ho avuto paura, mi sono precipitato, solo quando sono uscito che mi sono reso conto di cos'avevo fatto», ha detto Riquelme. «Se non era per lui, mia nipote sarebbe morta», ha detto Sonia Abreu. Adesso il piccolo Uomo Ragno è finito sui giornali brasiliani. Ma non solo: riceverà un'onorificenza dal comune di Palmeir

Fonte: www.corriere.it

mercoledì 14 novembre 2007

Se continuo a guardar film sulla pazzia diventerò normale



In questo periodo sono praticamente costretto a sciropparmi una miriade di film riguardanti la pazzia, per colpa dell'iter di studi della mia 'dolce' metà :-/.
Sono passato dal 'Il grande cocomero' al documentario di Simone Cristicchi 'Dall'altra parte del cancello', mentre ieri sera ne ho visto uno molto carino, che vi consiglio assolutamente, non che gli altri siano da meno, solo che questo è 'passato giù' come un bicchier d'acqua, adatto ad una serata spensierata.
Crazy in Love, questo è il titolo tutto italiano, essendo l'originale “Mozart and the whale”, del regista norvegese Peter Næss, film del 2004 arrivato in Italia con tre anni di ritardo tramite il mercato dell'home-video.
I due protagonisti Josh Hartnett (Donald) e Radha Mitchell (Isabel) sono due ragazzi con la sindrome di Asperger, una particolare forma di autismo che gli rende difficile l'interazione con le altre persone: troppo estroversa lei; troppo introverso lui.
Nonostante il loro 'autismo' i due riescono ad iniziare una relazione come una normale coppia, con gli alti e i bassi che essa comporta.
Solo che i loro alti e bassi hanno quell'aggiunta di sindrome di Asperger che rende il tutto più interessante.

'Donald è uno sfortunato tassista dal cuore tenero con la passione per gli uccelli e un'eccezionale abilità con i numeri. Come molte persone affette dalla sindrome di Asperger, ama la routine e la normalità, ma quando la bella Isabel inizia a frequentare il gruppo di supporto all'autismo, la sua vita ed il suo cuore vengono stravolti.'

giovedì 8 novembre 2007

Il problema è l'Italia o l'immigrato?



Come ben si sa l'Italia si è resa conto del problema 'immigrazioni selvagge'.
Premessa: io non sono contro gli immigrati, sono contro la malavita in generale, per me non fa alcuna differenza se chi commette un reato è un immigrato o un cittadino Italiano.
Il problema è e rimane il solito, le punizioni che vengono date sono troppo bonarie, soprattutto dopo l'indulto, l'unica soluzione a mio parere è avere delle leggi più severe e ampliare il sistema carcerario in Italia.
Una delle cose che mi fa più incazzare è che negli ultimi anni si sia guardato più a chi guida in stato di ebrezza o a chi si fuma una canna, piuttosto di chi delinque o commette atti di violenza.
Tornando sul discorso immigrazioni ed espulsioni, tralasciando il problema malavita che viene a generarsi e guardando puramente il sistema Italia (incapace di gestire noi Italiani figuriamoci gli immigrati), dico: inaspriamo le pene, aumentiamo le carceri, togliamo l'indulto.
Forse questa è la soluzione per debellare un'immigrazione che non genera benessere in Italia, ma peggiora pure le condizioni dello stesso immigrato.
Per non parlare di quanto siamo presi per il culo, non paghi una rata ti portano via la casa, violenti una donna, rubi un auto, scali banche facendo aggiotaggio, mal che vada ti becchi i domiciliari.