mercoledì 20 giugno 2007
Emigrazione al contrario, in Messico per il dentista
Tijuana (e ancor più Ciudad Juarez, città di frontiera dove si costruiscono più ospedali che case) terra promessa degli americani. Mentre milioni di messicani si affollano al confine con gli Stati Uniti, c'è un numero sempre più consistente di 'emigranti al contrario': quelli che in Messico vanno dal dentista. Il fenomeno del turismo sanitario in uscita dagli States non è di per sè nuovo, ma registra un boom per le cure dentistiche e finisce oggi in prima pagina sul Washington Post.
La ragione è facile da spiegare. Bastano due dati: il 45% della popolazione americana è priva di un'assicurazione che copra le spese del dentista, e in Messico le parcelle oscillano tra un quarto e un quinto degli Studi americani. Economicamente parlando, fanno fede le offerte su Internet, anche Bangkok potrebbe rivelarsi un affare. Ma si arriva prima, e pagando meno, oltre il confine meridionale.
E sono tanti a fare il viaggio Usa-Messico per curarsi. Nessun dubbio per chi vive a ridosso della frontiera: l'86% degli abitanti a basso reddito di El Paso (Texas) ha un medico messicano e il traffico dal New Mexico è di poco inferiore, come mostrano altrettante recenti ricerche; l'appeal del dentista è però crescente e attira anche chi vive in Alaska. Sul livello delle prestazioni offerte si può discutere: a farlo, sono in primis i dentisti statunitensi. A ragione o a torto, visto che i colleghi di Ciudad Juarez e dintorni riescono ad essere concorrenziali non solo per le tariffe. E c'è chi si adegua: dopo i pazienti, anche i dentisti statunitensi iniziano a trasferirsi e aprono succursali dei loro studi in Messico. (Apcom)
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